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M.Yourcenar-Alexis o il trattato della lotta vana…

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Alexis_Yourcenar_affascinailtuocuore_thumb.jpgMarguerite Yourcenar

Alexis, o il trattato della lotta vana

Feltrinelli 1995

Titolo dell’opera originale: Alexis ou le traité du vain combat, Editions Gallimard 1971

 

Nel tuffarmi dentro il mare tempestoso dei processi mentali e psicologici di Alexis, non ho avuto né tempo né voglia di pormi la domanda fatidica che sempre mi assilla di fronte all’opera di uno scrittore non Italiano: “Come sarebbe questo flusso esistenziale nella versione originale in Francese?”

MLSpaziani_Poesia.jpgPerché non ho sentito questo bisogno? Perché il linguaggio è così aderente al personaggio, così intimo ed efficace che sembra nato in Italiano.

Giro e rigiro il piccolo libro tra le mani

ah, le mani, che meravigliosa epifania colpisce Alexis tramite le sue mani, che bacia riconoscente, sui tasti del pianoforte risvegliato!

e mi salta agli occhi una notizia che spiega tutto: il testo è tradotto da Maria Luisa Spaziani, poetessa e  intellettuale di rilievo nel panorama culturale Italiano, scomparsa a Giugno. Non servono dunque altre parole per spiegare il perché della “domanda non fatta”.

 

E ora passiamo al Libro.

Scelta efficacissima per la copertina: il quadro di Edvard Munch, Separazione

munch_separazione_1896

 

“Come ogni racconto scritto in prima persona, Alexis è il ritratto di una voce.”

Marguerite-Yourcenar_thumb.jpgDice l’autrice nella prefazione. La voce, fatta anche di molti e profondi silenzi, di un giovane uomo che, in una sofferta ma liberatoria lettera a sua moglie Monique, descrive la sua “lotta vana”, mettendo in fila tutte le  inquietudini, le  incertezze, i  tormenti vissuti, fino ad arrivare all’unica certezza, maturata nel tempo: non mentire più a se stesso, al suo corpo, alla sua anima e alla donna a cui vuole un gran bene e che non vuole continuare ad ingannare.

La voce è quella di un giovane uomo che riesce dunque ad ammettere la sua omosessualità, dopo una lunga, impari  lotta con le sue pulsioni e l’immagine “sociale” entro cui esse devono essere ricondotte.

La lettura di questo piccolo grande libro ci riguarda tutti perché  ci mette  di fronte allo specchio del nostro io più profondo nei suoi rapporti sia con le regole morali del mondo fuori che con quelle spesso sconosciute, o volutamente ignorate,  del nostro corpo.

Lettura veloce e destabilizzante, ma bella. E poi colpisce che a scriverlo sia una Yourcenar solo ventiquattrenne, in anni non facili per trattare un argomento tanto delicato come quello della sessualità umana. Era il 1929.

RilkeDa leggere con gusto la  prefazione  dell’autrice, in cui ci presenta i suoi ispiratori: Virgilio e la seconda egloga Alexis; Gide e il Trattato del Desiderio Vano, ma sopra tutti Rainer Maria Rilke e la sua “opera grave e commossa” I Quaderni di Malte Laurids Brigge.

 

 Piccoli assaggi dal libro

 

Monique, amica mia…

“Le confidenze, amica mia, sono sempre perniciose, quando non hanno per scopo di semplificare la vita d’un altro…”

E Alexis vuole “aiutare” la giovane moglie a riprendere in mano la propria vita. Lo fa appunto attraverso queste confidenze, che intercala spesso con Amica mia, quasi a volere  ripetutamente sottolineare il valore profondo della loro unione, oltre l’amore.

 Non ho mai amato i libri

“I libri avrebbero potuto istruirmi. Ho sentito incriminare molto la loro influenza; sarebbe facile atteggiarmi a loro vittima; forse mi renderei interessante. Ma i libri non hanno avuto alcun effetto su di me. Non ho mai amato i libri. Ogni volta che li apriamo siamo in attesa di qualche rivelazione sorprendente, ma ogni volta che li richiudiamo ci sentiamo più scoraggiati. D’altra parte bisognerebbe leggere tutto, e la vita non basterebbe. Ma i libri non contengono la vita; non ne contengono che la cenere; è, immagino, ciò che si chiama l’esperienza umana.”(p.32)

 

Vivere il corpo

“A rendere la voluttà così terribile. È quel suo insegnarci che abbiamo un corpo. Prima, il corpo non ci serviva che a vivere. Ora sentiamo che ha la sua esistenza particolare, i suoi sogni, la sua volontà, e che fino alla morte dovremo tener conto di lui, cedere, transigere o lottare. Sentiamo (crediamo di sentire) che l’anima è soltanto il suo sogno migliore.”(p.44)

 

Momenti di musica

“Mi restavano le serate. Mi concedevo, ogni sera, un momento di musica che era per me. Certamente questo piacere solitario è un piacere sterile, ma nessun piacere è sterile quando rimette il nostro essere in armonia con la vita[…]Ho sempre pensato che la musica dovrebbe essere soltanto silenzio, il mistero del silenzio che cerca di esprimersi…Mi è sempre sembrato che la musica non dovrebbe essere che l’eccedenza di un grande silenzio.”(p.63-64)

 

I ricordi delle donne

“La memoria delle donne assomiglia a quelle vecchie tavole di cui esse si servono quando cuciono. Ci sono cassetti segreti; ce ne sono di quelli chiusi da lungo tempo e che non possono aprirsi; ci sono fiori secchi che non sono ormai più se non polvere di rose; e matassine mischiate insieme, e talora qualche spillo. La memoria di Maria era molto compiacente: doveva servirle a ricamare il suo passato.”(p.57)


Archiviato in:Dal Vecchio Scaffale, In viaggio, Poesia, Recensioni

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